Cammino fra le persone,i tavolini, i suonatori di violino, i cani al guinzaglio, le prostitute, i magnaccia con un senso di assoluta mancanza di equilibrio. Resto in piedi perche' la gente intorno a me non mi permette di cadere. Mi siedo nel piu' grande dehors della piazzetta Real. Il cameriere si avvicina senza sorridere. Gli sparo un bel sorriso ubriaco e ordino una tequila. Il cameriere se ne va' nel suo triste mutismo. Torna con Tequila, limone e sale. Posa tutto sul tavolo e aspetta che lo paghi. Ma io bevo in un sol sorso la tequila e ne ordino subito un'altra. Non appena lui si allontana, mi alzo , prendo e me ne vado. Non ho mai sopportato i camerieri muti, tristi, antipatici, maleducati.
Mi riesce sempre piu' difficile mantenere l'equilibrio. Non ricordo neanche perche' sono a Barcellona. Non ricordo neppure perche' ho bevuto tanto. Ritorno sulle Ramblas e ricomincio il pellegrinaggio dei bar. Pero' adesso osservo di piu' la gente e bevo meno. Cerco di stancarmi il piu' possibile per poter andare a letto tranquillo, senza il rischio di non dormire e ricominciare a pensare in solitudine.
In Placa de Catalunya c'e' un locale con una moltitudine di Harley Davidson parcheggiate davanti. Sono in ordine una dopo l'altra e il primo impulso e' quello di dare un calcio alla prima e farle cadere tutte. Ma poi noto questo chopper lunghissimo con le chiavi nell'accensione. Sospiro guardandomi intorno, salgo naturalmente sulla moto, l'accendo innesto la prma e parto senza guardarmi indietro.
Fa un rombo assordante mentre percorro le Ramblas verso il porto. La gente si volta a guardarmi, o meglio a guardare la moto: nera, cromata, bellissima.
Mi dirigo verso il mare e mi lascio la citta' alle spalle. Viaggio per un ora a bassa velocita' e in una zona deserta svolto verso la spiaggia, per fermarmi a pochi metri dal mare. Quando spengo la moto il silenzio diventa palpabile, rotto solo dallo sciabordio lento delle onde.
Spengo anche il faro e il buio diventa totale per pochi secondi, il tempo necessario perche' i miei occhi si abituino alla nuova situazione. Apro una delle piccole sacche di cuoio nero con le frange e trovo una piccola bottiglia di Jack Daniel's. Mi tolgo gli stivali, mi sfilo le calze e immergo i piedi nell'acqua, sorseggiando il bourbon un po' caldo.
La bottiglia di Jack Daniel's e' quasi terminata quando sento in lontananza un rombo, una specie di tuono continuato.
In poco tempo il rombo si trasforma in un indistinto sciame di rotondi fari. Conto dieci Harley Davidson, ma sono ubriaco e potrebbero essere di piu', come di meno. Si spengono tutte insieme, ma con i fari accesi puntati su di me. Io sono seduto sulla sabbia, con il mare alle spalle e le Harley Davidson di fronte.
Scendono in tre, si avvicinano, mi osservano un attimo, parlottano fra loro. Poi due mi prendono di peso, uno per le braccia e l'altro per le gambe, e mi lanciano in acqua. Il mare e' quasi caldo. Ne bevo una bella sorsata, tossisco: non so se rimanere a mollo, relativamente al sicuro, o tornare sulla spiaggia dove i fari sono una presenza inquietante. Ma il problema si risolve da solo quando tutte le moto si accendono e, ad una ad una, se ne vanno lasciando la spiaggia nel buio.
Sono quasi deluso, tutto potevo pensare tranne che se ne andassero cosi', senza rappresaglie.
Ritorno a riva e subito il freddo mi entra nelle ossa. Mi tolgo gli abiti bagnati ma, nudo, fa ancora piu' freddo. Strizzo bnene i jeans e me li infilo, recupero le calze, gli stivali, il giubbotto di pelle che indosso senza la camicia, e mi incammino verso la statale. Faccio l'autostop, ma a quest'ora di macchine ne passano veramente poche e nessuna ha intenzione di fermarsi.
Dopo un'ora di passeggiata verso Barcellona mi ritrovo ad alzare il dito verso il gruppo di Harley Davidson della spiaggia. Passano in fila indiana, osservandomi attentamente, ma si fermano tutti cento metri piu' avanti. Due si staccano dal gruppo e mi raggiungono. Non so se scappare o cosa, ma sono troppo stanco anche solo per pensare di scappare.
Il lunghissimo chopper che e' stato mio per qualche ora mi si ferma di fronte, seguito da un Fat Boy verde mela. Il tipo del chopper mi fa cenno di salire. Ho un attimo di esitazione, ma poi salgo annuendo senza sapere bene perche'.
Partiamo, raggiungiamo e superiamo le altre moto che ripartono subito dietro di noi. Il tipo del Fat Boy si avvicina e mi passa una fiaschetta di metallo lucido. Sorrido e bevo un sorso di liquore fortissimo, con un retrogusto di affumicato: Mezcal Messicano, del piu' buono. Passo la fiaschetta al padrone del chopper. Lui beve e poi lo passa al ragazzo della 883 che si e' materializzato alla mia destra. Anche lui beve e passa al tutto pelle della Heritage, e cosi' via in un rito alcolico di muta socializzazione. Viaggiamo in formazione come se fossimo pronti per una missione impossibile: siamo uno spettacolo impressionante, bellissimo.
Barcellona e' addormentata quando attraversiamo il Paral Lel deserto, quasi irreale. Ci fermiamo in Placa de Catalunya, di fronte al locale dove ho rubato la moto.
Scendo, avrei voglia di dare una spiegazione al mio comportamento, ma il padrone del chopper mi sorride e, annuendo, parte verso le Ramblas seguito da tutto il gruppo.
testo di Roberto Saporito tratto da: HARLEY DAVIDSON 1998